Siamo davvero impotenti di fronte alla violenza e alla guerra assunte come unico modo per regolare i rapporti tra gli uomini?
Siamo davvero impotenti di fronte all’involuzione autoritaria impressa da molti governi, e oggi dal governo turco, alla vita democratica del loro paese?
Per comprendere e valutare quanto sta succedendo in Turchia occorre certamente il tempo dell’analisi informata e non ideologica. Tuttavia, abbiamo fin d’ora il dovere di riflettere. Se il primo atto repressivo del governo nel dopo golpe è stato privare della libertà di movimento e limitare così la libertà di insegnamento e di ricerca migliaia di nostri colleghi e colleghe (come conferma in un’intervista del 28 luglio 2016 Betül Tanbay, presidente della Società Matematica Turca, che non ha potuto partecipare al congresso della European Mathematical Society di Berlino perché tutti gli accademici turchi sono diffidati dal lasciare il paese), o addirittura costringerli alle dimissioni, quanto sta succedendo è la prova dell’immenso potere che il pensiero critico, la diffusione del sapere e la libertà di ricerca hanno nella vita delle comunità, in quanto indispensabile terreno di coltura della democrazia e della pace.
In questa circostanza contingente, abbiamo il dovere di riflettere sul fatto che la prima azione del dopo golpe turco è stato il controllo del settore dell’educazione. In generale, abbiamo il dovere di riflettere sul nesso, dimostrato, tra il tasso dell’investimento in formazione e cultura, e la crescita: crescita non semplicemente economica, ma di civiltà e di felicità dei paesi. Queste riflessioni ci consegnano un’arma molto potente: l’arma del sapere. Il sapere come arma ci impone il dovere di richiamarci, in ogni contesto e con gli strumenti di cui disponiamo, agli effetti reali del sapere nelle nostre comunità.
«L’educazione ‘liberale’ libera la mente dalle catene dell’abitudine e della tradizione, formando persone in grado di operare con sensibilità e prontezza come cittadini del mondo», scrive Seneca nel De ira: è questa la straordinaria potenza del pensiero critico, che è tanto temuta da ogni regime illiberale, proprio perché, in quanto esercizio di verità, e «compito per definizione infinito», non può che apparire al potere, agli automatismi e all’opacità dei suoi processi decisionali, «una tecnica di disturbo» (Edward Said).
Come donne e uomini del mondo universitario, dobbiamo oggi ribadire con forza e con orgoglio il significato dell’universitas: “università” non è altro che una totalità che è sempre in divenire, che si fa cioè continuamente attraverso la libera produzione e circolazione del sapere, e attraverso il confronto aperto e spesso produttivamente conflittuale delle idee e delle tesi. Una protesta unitaria di tutto il mondo universitario che richiami al valore formativo del pensiero critico sarebbe un momento di assunzione consapevole del nostro compito di docenti e ricercatori, e della forza e dell’importanza che questo compito ha: difendere il diritto al sapere contro la repressione e la violenza.
Sarebbe anche una prova straordinaria di quell’Europa come comunità di cui siamo tutti alla ricerca.
La Redazione
NOTA: E’ possibile aderire a questo appello segnalando la propria adesione nella sezione “Lascia un commento”.
Sottoscrivo convintamente.
Grazie
Pietro
Grazie alla Redazione per questo momento di riflessione che trova molti di noi in vacanza e quindi liberi di fermarci a pensare al nostro ruolo al di là dello svolgimento delle mansioni quotidiane.
Nella prosa trasparente del testo, colpisce il rimando alla frase di Seneca sul valore dell’educazione liberale che porta a riflettere sulla pericolosità della tendenza odierna a dare per scontati e per acquisiti pensieri come quello citato di cui invece è quanto mai contemporanea la necessità di riaffermarne il valore.
La soppressione della libertà, della tolleranza e dei liberi scambi fra popoli sono oggi sempre più’ messi in discussione da un mondo che compete per assicurarsi risorse e spazi di crescita.
Vedere come un paese geograficamente vicino al nostro e in trattativa per entrare nella Comunità Europea sia oggi in condizione di subire la soppressione dell’accesso alla conoscenza deve farci riflettere sulla fragilità della libertà e sulla necessità di riaffermarla incessantemente.
Sottoscrivo pertanto l’appello del circolo ritenendo l’adesione in linea con il nostro dovere di docenti che non possono non schierarsi per la libertà di pensiero e la libertà di conoscenza.
SGP
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ma come si fa a far firmare questo appello ?
non avete messo alcun link o indirizzo a cui inviare firme …
saluti
palidda
Si può aderire a questo appello segnalando la propria adesione in questi commenti.
Grazie