Che posizione ha assunto la CRUI nei confronti delle mozioni che chiedono il congelamento della VQR, approvate da un numero crescente di dipartimenti universitari (qui la mappa e una tabella aggiornata in tempo reale) in tutta Italia? Per capirlo, vi proponiamo l’analisi recentemente apparsa sul blog Roars.
Nonostante le cortesie di circostanza, la CRUI non si fida incondizionatamente delle buone intenzioni governative. Tirare dritto con la VQR priverebbe gli atenei del principale strumento di pressione, l’astensione di massa dalla VQR. Ecco dunque che il Presidente della CRUI avanza la richiesta di rivalutare «tempi e modi delle procedure in corso». La CRUI non osteggia apertamente la mobilitazione, a cui riserva solo allusioni indirette, mentre la richiesta di proroga ha l’effetto di preservare l’efficacia della leva dell’astensione, quella leva da lei stessa evocata lo scorso luglio. Una leva che diventerebbe tanto più efficace quanto più il dilagare delle mozioni “stop-VQR” consentisse alla CRUI di ripresentare le proprie richieste al MIUR e al governo sull’onda di un’astensione non più contenibile.
Come ben noto, negli atenei italiani (qui la mappa) si moltiplicano le adesioni istituzionali, soprattutto di interi dipartimenti, a mozioni per il congelamento della VQR. Una forma di disobbedienza civile che in molti casi cita esplicitamente la CRUI, che il 23 luglio scorso aveva avvertito «Miur e Anvur che solo a condizione di recupero delle risorse tagliate sarà possibile garantire la collaborazione del sistema universitario allo svolgimento del nuovo esercizio Vqr 2011-2014». Ed è stata ancora la CRUI che, nonostante l’apprezzamento per i cenni di recupero (invero alquanto modesti) rilevabili nella Legge di stabilità, nel comunicato di ieri non ha potuto fare a meno di sottolineare le questioni irrisolte: «il finanziamento complessivo è ancora molto al di sotto della soglia necessaria» e si deve «avviare il ripristino del Fondo di Finanziamento Ordinario al livello del 2009». Esiste anche una questione retributiva «alla quale va data presto una risposta» e, per il diritto allo studio, è necessario «individuare fonti di finanziamento adeguate». Preso atto che la CRUI ha fatto proprie le impellenti domande che stanno alla base di molte delle mozioni “stop-VQR”, nel comunicato rimaneva tra le righe quale fosse la posizione dei rettori nei confronti delle proteste in corso, a cui si alludeva nelle ultime righe, decifrabili solo dagli addetti ai lavori.
Qualche elemento in più ci è fornito da una lettera che, in data 22.10.2015 il Presidente della CRUI ha inviato al Presidente dell’ANVUR, Stefano Fantoni. Una lettera che esordisce con la citazione virgolettata dell’avvertimento del luglio scorso, a chiarire che, senza recupero delle risorse, non si può dare per scontata la collaborazione alla VQR. Non mancano i toni felpati e gli apprezzamenti per le importanti aperture del governo, ma subito segue – a mo’ di frecciata – l’auspicio che i lavori parlamentari intervengano sulla questione del sostegno finanziario al diritto allo studio, un punto anch’esso centrale in gran parte delle mozioni “stop-VQR” e completamente ignorato dalla legge di stabilità.
Ma, nonostante i complimenti di circostanza, pare che la CRUI non si fidi incondizionatamente delle buone intenzioni governative. Tirare dritto con la VQR fidandosi delle aperture governative – in gran parte solo potenziali – priverebbe gli atenei e la stessa CRUI del principale strumento di pressione, l’astensione di massa dalla VQR. Ecco dunque che il Presidente della CRUI avanza la richiesta di rivalutare «tempi e modi delle procedure in corso».
La richiesta sui modi ribadisce la necessità che i GEV sottopongano alla consultazione delle comunità scientifiche i criteri che stanno elaborando, che dovranno comunque essere resi noti con il dovuto anticipo agli atenei.
Secondo la CRUI, l’allungamento dei tempi consentirebbe di verificare i contenuti della legge di stabilità prima di dare il via libera alla VQR. Ma non c’è solo questo. Anche se la CRUI non lo dice, un allungamento dei tempi finirebbe per mettere sotto esame pure i contenuti della Buona Università, di cui si discute in questi giorni a Udine.
Dalla CRUI era difficile attendersi – almeno per ora – un sostegno esplicito al boicottaggio della VQR, il quale oltre tutto sta solo muovendo i primi passi. In stile curiale, la conferenza – o parte di essa – manda segnali in codice. Non osteggia apertamente la mobilitazione, a cui riserva solo allusioni indirette, mentre la richiesta di proroga ha l’effetto di preservare l’efficacia della leva dell’astensione, quella leva da lei stessa evocata lo scorso luglio. Una leva che diventerebbe tanto più efficace quanto più il dilagare delle mozioni “stop-VQR” consentisse alla CRUI di ripresentare le proprie richieste al MIUR e al governo sull’onda di un’astensione non più contenibile.
In termini calcistici, se è vero che la CRUI non ha tentato un tiro in porta, ha comunque rimesso in gioco la palla, invece di lanciarla in tribuna. Ora sta ai singoli docenti, ma soprattutto ai dipartimenti e ai senati accademici giocarsela bene. E l’azione non può che essere corale.