Nel post EXPO un centro di ricerca guidato da Roberto Cingolani in collaborazione con Università di Milano e Politecnico di Milano.

La nascita di nuovi centri di ricerca è da salutare sempre con entusiasmo, ma l’entusiasmo si raffredda quando alla nascita di una nuova istituzione si accompagna il declino che potrebbe diventare inarrestabile di molte altre istituzioni dedicate alla formazione e la ricerca. Tra queste soprattutto la nostra Università.

Il Fondo di Funzionamento Ordinario assegnato a Pavia è in calo; il calcolo del costo standard degli studenti penalizzerà l’Ateneo. Non vi è poi alcuna certezza sulla possibilità di avviare programmi di recupero edilizio ormai irrinunciabili per mantenere il decoro di molte sedi dove si svolgono ricerca e didattica.

Il nuovo centro di ricerca che nascerà nell’area lasciata libera dopo EXPO prevede questi temi (1):

1) tecnologie per il welfare e per fronteggiare l’invecchiamento;

2) medicina di precisione, integrando la genomica e la Big data analisi per sconfiggere cancro e malattie neurodegenerative;

3) tecnologie multidisciplinari per l’alimentazione, la nutrizione, l’agronomia;

4) materiali sostenibili, nanotecnologie verdi, confezionamento del cibo, ciclo dell’acqua e gestione dei rifiuti;

5) soluzioni innovative per preservare e valorizzare il patrimonio culturale e artistico dell’Italia.

Proprio su questi argomenti la nostra Università e i centri di ricerca di Pavia sono impegnati da anni. Tuttavia Pavia non è mai nominata.

La domanda che ci si pone è se chi ha ora la responsabilità del governo delle istituzioni pavesi avverta il rischio di marginalizzazione e declino.

In una situazione di marginalizzazione e di debolezza istituzionale, vi potrebbe essere la tentazione di singoli o piccoli gruppi di ottenere qualche piccolo spazio di nicchia all’interno del progetto Milanese.

Crediamo che sarebbe una risposta sbagliata. Riteniamo al contrario che si debba affrontare uniti il tema del sotto-finanziamento delle nostre università e la valorizzazione dell’esistente, e questo prima di avviare progetti che possono essere molto efficaci dal punto di vista mediatico, ma che delegittimano le nostre istituzioni e sanciscono la sfiducia nella capacità delle nostre Università di mantenere un ruolo strategico in ricerca e formazione.

1) http://www.corriere.it/cronache/15_novembre_07/piano-governo-il-expo-tecnologie-la-qualita-vita-cittadella-16oo-scienziati-39e4ee56-859e-11e5-8384-eb7cd0191544.shtml

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